Ecco l'esperienza
di:
Classi 4° A e 4° B Ist.Besta
servizi sociali
L’Istituto Besta sociale ha
aderito quest’anno al progetto Voci di Fuori Voci di Dentro con due classi
quarte guidate da cinque insegnanti referenti.
La proposta di partecipare non è arrivata dagli
insegnanti, ma dagli studenti stessi, interessati e motivati dopo aver sentito
dell’esistenza di questo progetto che avvicina il mondo del carcere minorile e
quello della scuola. Questi ragazzi hanno fin da subito dimostrato, oltre ad
una sensibilità personale, anche particolari predisposizione e competenza
derivate dalla scelta formativa.
Questi aspetti si sono espressi attraverso un
video di presentazione della classe ed un lavoro di riflessione sulle tematiche
di inclusione ed esclusione nell’ambito del lavoro. Questa riflessione, molto
impegnativa, è stata sviluppata con creatività attraverso un cortometraggio
divertente -e decisamente efficace- per spiegare come apparenza e pregiudizio
condizionino il mondo del lavoro e la scelta di una persona piuttosto che
un’altra. Sono stati rappresentati vari tipi di stereotipo, la ragazza bella e
spregiudicata, il datore di lavoro razzista e attento solo alle apparenze …, in
modo ironico ma acuto.
Oltre a questo strumento, i ragazzi hanno anche
utilizzato il testo di una canzone per esprimere l’idea che …si può
ricominciare, l’idea del dolore e della fatica generate dal giudizio altrui e
dall’esclusione. È stato un bel modo di avvicinare l’arte, la musica e ciò che
è familiare e caro ai ragazzi a un tema apparentemente lontano e pesante.
Questa scelta sottolinea anche il fatto che il gusto per il bello è
profondamente educativo e genera inclusione, unione e dialogo.
Il momento, però, più intenso dell’esperienza, è
stato l’ingresso all’istituto penale minorile da parte di 18 studentesse il
giorno 19 dicembre scorso. Il gruppo si è avvicinato all’esperienza con
consapevolezza e con sincerità, senza forzature. C’è stata un po’ di paura
nella fase iniziale, quando il chiudersi di cancelli e portoni alle proprie
spalle ha dato sensazioni di oppressione e freddezza. Quando il gruppo, però,
si è incontrato con i ragazzi detenuti, la tensione si è sciolta. C’è stata la
capacità di vedere ciò che era comune, la vicinanza, il fatto di trovarsi
davanti ragazzi della stessa età, con desideri e modi di fare simili ai propri.
Il giudizio è stato sospeso e il clima è diventato
subito caldo e rilassato, senza la pretesa che le cose filassero tutte lisce da
subito.
Anche nella condivisione con i compagni, i ragazzi
che sono entrati all’IPM hanno saputo portare un contributo consapevole e
critico, senza falsi buonismi, dando vita ad un confronto ricco e vivace. Alla
luce di questi sviluppi sentiamo quindi di poter valutare positivamente questa
prima fase dell’esperienza, sicuramente formativa per gli studenti, sia sul
piano della crescita personale, sia sul piano dell’arricchimento curricolare
per il lavoro nell’ambito sociale.
Fondamentale è stato il ruolo degli insegnanti
come supporto all’esperienza, come mediatori e come collaboratori
organizzativi, perché hanno saputo stimolare i partecipanti all’impegno nel
realizzare il compito richiesto, ma anche a sviluppare una riflessione in modo
creativo e nel rispetto delle individualità.
Elena, referente Laboratorio Scuola e Volontariato